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MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: UNA FERITA SEMPRE APERTA L'Avvocato risponde 

MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: UNA FERITA SEMPRE APERTA

“Maltratta i genitori: arrestato trentenne a Capaccio”.
“Perseguita ex suocero ad Amalfi: nei guai ventiduenne”.

Questi due spaccati di cronaca, pubblicati ieri sul nostro giornale, testimoniano quanto sia presente, nella vita quotidiana della nostra tartassata società, il problema legato alle violenze personali ed ai maltrattamenti attuati all’interno delle strutture familiari.
Certo non vogliamo (né possiamo per ovvi limiti di spazio), entrare nella valutazione sociologica di tali fenomeni, che sono la “cartina di tornasole” di un malessere diffuso che, minando alla base i comportamenti degli individui, coinvolge tutta l’organizzazione di una pacifica, comune convivenza.

Insieme all’avvocato Simone Labonia, diamo uno sguardo alle normative vigenti: con la speranza che l’umanità riesca a ritrovare la strada, in cui si rispettino i valori, le regole e le consuetudini di un tempo che fu!

Ovviamente, la casistica che si interessa dei casi giudiziari, non è che la “punta dell’iceberg”: la maggior parte di questi illeciti comportamenti, resta relegato nella strenua difesa di un immagine di famiglia, che vuole a tutti i costi essere protetta.

Sia sulla scia di eclatanti fatti mediatici che per una reale presa di coscienza del problema, il legislatore ha dato impulso alle normative che regolamentano l’evolversi del fenomeno: in tempi nemmeno troppo lontani, si tendeva a non sanzionare penalmente le condotte che attenevano alla stretta vita familiare, come si evince dall’art. 649 c.p., che prevede la non punibilità del coniuge, in alcune fattispecie in esso contemplate. Anche su impulso delle direttive comunitarie, tuttavia, si sono attivate numerose riforme volte a tutelare i soggetti più deboli all’interno delle famiglie: dette normative sono tese, progressivamente, ad ampliare la sfera di intervento, fino a sanzionare anche i cosiddetti maltrattamenti omissivi, ovvero i concorsi per omissione in condotte di maltrattamento.

La legge 119/2013 ( c.d. Legge sul Femminicidio), ha introdotto come circostanza aggravante, i fatti commessi in presenza o in danno di minori oppure di donne in stato di gravidanza.
E’ stato stigmatizzato che, per violenza domestica, si debbano intendere tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, che si verifichino all’interno di un nucleo familiare o tra gli attuali e precedenti coniugi, ovvero persone legate da relazioni affettive (in corso o pregresse), indipendentemente da una eventuale convivenza.

Appare manifesta la volontà del legislatore di ampliare al massimo il palcoscenico delle persone da difendere, nel nome di quella solidarietà umana che le leggi degli uomini hanno l’obbligo di tutelare.

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